Maria Gioia

La mia più grande paura è sempre quella di non farcela, di non aver fatto la scelta giusta per me. E questo si ripercuote non solo nella decisione di essermi trasferita a Milano, ma anche, più in generale, nel percorso universitario che ho intrapreso, che ha determinato poi questa grande scelta.

La sensazione di non avere una certezza su ciò che voglio fare in futuro, e di non sapere se quello che ho fatto finora sia la cosa giusta per me, a volte mi mette in uno stato di paura e angoscia tale da bloccarmi. È come se mi trovassi in un labirinto, non posso mai sapere se quello che ho deciso è giusto, e non mi resta che procedere per scoprirlo. Questa è sempre stata una debolezza del mio carattere, e l’unico modo che ho per affrontarla è pensare di fare un passo alla volta, prendere piccole decisioni sulla base di quello che mi piace e mi fa stare bene, e poi il tempo mi farà capire se mi ha portato alla scelta corretta, altrimenti mi sarà comunque servito per conoscere parti di me che non avevo ancora scoperto.

Nella vita non ne ho mai avuto uno unico, perché a seconda della fase in cui mi trovo, posso parlare di un diverso sogno. Ora sto vivendo quello che l’anno scorso, in questo periodo, era quello che più desideravo, trasferirmi a Milano.

A causa della pandemia ho dovuto rimandarlo, e per questo era diventato per me sempre più importante realizzarlo, sentivo la necessità di provare qualcosa di nuovo uscendo dalla mia comfort zone, iniziare una nuova avventura ed essere più indipendente. Era il mio grande passo per dire “sto diventando grande sul serio”.

Non è stato facile cambiare radicalmente le mie abitudini, mi sono trovata catapultata all’improvviso in una città così grande e caotica, in cui dovevo orientarmi, organizzarmi, imparare a convivere con altre persone diverse dalla mia famiglia, ma nonostante l’iniziale senso di smarrimento sapevo che era esattamente quello che dovevo fare in quel momento.

Ad oggi posso dire che ne è valsa la pena perché questa esperienza, in pochi mesi, mi ha fatta crescere e capire quanto ne avessi bisogno, che la famiglia e gli amici ci sono in ogni momento per me anche a distanza, che a casa torno sempre volentieri per rivedere tutti, ma che abitare a Milano è quello che ora mi serve per cercare di costruire il mio futuro.

Quando penso a una passione per me non può che essere la pallavolo. Ho iniziato all’età di 7 anni e ho continuato per 16 anni, giocando in diverse squadre.

La pallavolo era il mio modo per sfogarmi e scaricare tutto e mi ha insegnato tanto, ho imparato che se si prende un impegno lo si deve rispettare fino alla fine, che dovevo organizzarmi per forza con lo studio perché all’allenamento ci volevo andare, a costo di studiare di notte, che quando si è in una squadra non si può pensare solo a sé stessi perché non si combina nulla, si gioca insieme e ci si dà una mano per ottenere dei risultati.

Ho passato la mia adolescenza in questo modo, con il sabato sera impegnato in trasferte che duravano anche ore, a volte poteva andare bene e riuscivo ad andare a ballare, ad uscire con gli amici, altrimenti io ero ugualmente contenta: mi bastava la pizza post-partita con le compagne, con ancora tutta l’adrenalina da scaricare e la fatica poi ad addormentarmi per le emozioni provate poche ore prima.

A causa della pandemia ho smesso di giocare e trasferendomi a Milano con i vari impegni non ho più ripreso, ma è uno sport che porterò sempre nel cuore, con tutti i ricordi e le sensazioni che mi ha fatto provare.