Andrea

La prima volta che vidi “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”, ormai diversi anni fa, mi ricordo che rimasi molto incuriosito dalla scena in cui il professor Lupin mostra agli studenti un Molliccio (per chi non avesse mai visto il film un Molliccio è una creatura magica che prende la forma della peggior paura di chi lo sta fronteggiando). Mi chiesi, come penso tutti voi, “chissà in cosa si trasformerebbe per me il molliccio?”. Riflettendoci un po’ giunsi alla conclusione che molto probabilmente avrebbe preso le sembianze della mia professoressa di matematica delle superiori, o comunque in qualcosa legato alla scuola. Il molliccio di Harry invece prende la forma di un dissennatore, un altro essere che, oltre a far da guardia alla terribile prigione di Azkaban, ha il potere di “risucchiare” tutta la gioia e la felicità dello sfortunato che gli si avvicina. Una sorta di ansia-depressione (o, se vogliamo, di paura), problemi di cui la Rowling ha sofferto in passato, sottoforma di creatura magica.

In una scena successiva Harry e Lupin stanno parlando di quanto accaduto durante la lezione ed il professore afferma qualcosa che suona più o meno così: “Harry, il fatto che il molliccio nel tuo caso si sia trasformato in un dissennatore significa che la cosa che in assoluto ti fa più paura è la paura stessa. È molto saggio”. Sul momento rimasi un po’ perplesso dalla frase. Pensai: “Interessante: sembra molto profondo. Ma non ho la minima idea di cosa significhi!”.

Ora che ho qualche anno in più sulle spalle, forse mi rendo conto di cosa intendesse comunicare la Rowling con quella frase. Provo a dare la mia interpretazione, spiegando perché ho scelto proprio un dissennatore come foto che rappresenta la mia paura. La paura, di per sé, non è niente di negativo. Ha avuto un ruolo evolutivo importantissimo: ci è servita ed evitare le situazioni pericolose e potenzialmente mortali. Ma nel mondo moderno essa può assumere un ruolo piuttosto paradossale. La paura funziona benissimo nel tenerci lontani dai pericoli fisici, come per esempio una macchina che ci viene addosso. In casi come questo non dobbiamo fare assolutamente nulla: il nostro sistema nervoso reagisce in modo automatico, togliendoci dalla situazione rischiosa. Ma nel mondo attuale situazioni simili sono piuttosto rare: le paure che più spesso dobbiamo affrontare sono molto più psichiche e meno reali. Paura di non passare un esame, di non laurearci. Paura di far brutta figura, di sbagliare. O di rimanere soli, di non riuscire a trovare un lavoro che ci piaccia abbastanza, di non riuscire a dare un senso alla nostra vita.  Per tutti questi dilemmi, generalmente la paura “funziona” piuttosto male, per non dire malissimo, nel risolverci i problemi. La paura, infatti, rischia di toglierci dalle situazioni sì difficili ma che ci fanno anche crescere, rischia di impedirci di dedicarci al 100% in qualcosa in cui crediamo o che vogliamo ottenere, ci impedisce magari di provarci con quella persona che ci piace tanto per paura di non essere ricambiati. La paura rischia di tenerci lontano dal vivere la vita che vorremmo e di diventare una nefasta profezia che si autoavvera. Voglio una determinata cosa ma ho troppa paura di non farcela. Allora evito di affrontare il problema e ho un momentaneo sollievo, ma il risultato è che non mi sono neanche dato la possibilità di ottenere quello che volevo, e la paura è aumentata ancora di più. Ed è per questo che la cosa che mi fa più paura è vivere con un dissennatore (con la paura) al mio fianco.

Mi permetto anche di aggiungere un piccolo lieto fine alla mia storia. A volte, e solo a volte, riesco a rendermi conto che la paura funziona esattamente come una “tigre di fumo”. Potrà anche intimorirci moltissimo in un primo momento, ma se ci scagliamo contro di essa nella stragrande maggioranza dei casi scopriamo che dietro non c’è nulla, che semplicemente non esiste. Era solo una creazione della nostra mente. E possiamo dire, tirando un sospiro di sollievo: ma come facevo ad essere spaventato da questa cosa? Perché il bello è proprio questo: se scoprissimo, in fondo, che non c’era niente di cui avere paura?

Quando abbiamo gettato le basi di questo progetto, pensai subito che la domanda sul sogno sarebbe stata probabilmente la più semplice a cui rispondere: d’altronde, mi dicevo, chi non ha almeno un sogno? Ma ora mi ritrovo qui a dover scrivere il mio e sono 15 minuti buoni che fisso ipnotizzato la stanghetta del foglio di word che va e viene, pensieroso. Perché mi rendo meglio conto che non ho mai avuto un sogno preciso, che mi guidasse con chiarezza fin da quando ero bambino. Ma mi sono anche accorto che i fortunati che sapevano fin da piccoli cosa gli sarebbe piaciuto fare sono davvero pochissimi. La mia vita, come credo quella di molti, procede più come un processo “trial and error”, tipico degli esperimenti scientifici, in cui faccio degli aggiustamenti man mano che procedo sperando di trovare la strada giusta. Ma allo stesso tempo credo anche che la domanda su quale sia il mio (ed il vostro) sogno possa esserci preziosa, anche se forse un po’ destabilizzante. Essa ci permette infatti di guardare la nostra vita più dall’alto, a valutarne il disegno complessivo, per evitare di perderci della trappola dei tanti micro-progetti, come ci ricordava John Lennon in una citazione che amo (“la vita è quella cosa che ti succede mentre fai altri progetti”).  

Va bene, va bene, è vero: fino ad adesso ho un po’ girato intorno la questione. Ma se devo pensare al mio sogno questo ha ancora i contorni troppo sfumati per poterne dare una descrizione precisa. Forse vorrei solo, nel prossimo futuro, aver le idee un po’ più chiare su cosa mi piace fare, di che cosa sono capace e su cosa devo migliorare. Fare delle scelte un po’ meno guidate dal mio “dissennatore personale” e conoscermi meglio, per poter delineare con più chiarezza la strada che voglio intraprendere e per poter forse scegliere il sogno che voglio inseguire.

Devo ancora scegliere un’immagine in grado di rappresentare tutto questo. E per farlo ho scelto questa scena di Scary Movie 3. È una battuta di un film demenziale, ma è quello che viene in mente spesso quando penso a questo argomento. Spero che strappi un sorriso anche a voi e, alla luce di quanto detto sopra, non sembri poi così sciocca.

“Il trattore va riparato!”

“Mi dispiace caro, non posso aiutarti. Devo prepararmi per lo spettacolo”

“Non mi dire che è ancora quella cazzatona di Hip-Hop, ma porca miseria quando combinerai qualcosa nella vita?”

“Io ho un sogno!”

“Quale sogno?!”

Sono sempre stato una persona abbastanza eclettica, con tanti interessi piuttosto disparati e per questo motivo faccio fatica a scegliere una passione univoca che mi identifichi. Ho anche sempre ammirato, e forse un pochino invidiato, le persone che riescono a dedicarsi totalmente a qualcosa, ad andare davvero in profondità in essa. Ma, riflettendoci meglio, forse una passione che mi accompagna da tutta la vita c’è: è quella per la lettura. Fin da quando da bambino fingevo di spegnere la luce e di dormire, ma sotto le coperte continuavo il mio libro aiutandomi con una torcia. Amo la lettura per essere una sorta di meta-passione, una passione che raccoglie tutte le altre. Perché sostanzialmente leggo di tutto: libri sulle altre cose che amo (cinema, musica, auto e moto), libri più “impegnati” (filosofia, sociologia, psicologia, storia), romanzi, biografie, fino ad arrivare ai fumetti che divoro la sera prima di andare a letto, per ripulirmi la mente dai pensieri della giornata.

Della lettura amo la sua capacità di stimolare la riflessività, di farci ragionare e scoprire cose nuove, o, altre volte, di farci viaggiare con la fantasia in mondi sconosciuti. Inoltre, in un mondo sempre più digitalizzato e frenetico, mi sembra che un libro abbia a volte quasi la funzione “terapeutica” di staccarci un po’ dal tutto il resto. Un libro è statico, non arrivano notifiche o altro e non c’è niente che ci può disturbare. Siamo solo noi e lo scrittore, in un dialogo. Se le passioni hanno anche la funzione di riuscire a farci ricaricare le batterie quando ne abbiamo bisogno la lettura, per quanto mi riguarda, riesce perfettamente in questo compito.